Primo premio
Zita – Autore: Pier Giuseppe Cavalli
Zita, il personaggio principale del racconto, è la figlia più piccola in una famiglia molto modesta che vive nella campagna padovana. Zita, una bambina grassoccia, invidia le sorelle che sono più snelle di lei e che possono vestirsi molto meglio per fare bella figura alla festa da ballo che ci sarà domenica dopo la processione della Madonna.
Zita però è una bambina molto sveglia e, grazie alla sua prontezza, salva la famiglia quando un gruppo di fascisti cerca di impadronirsi delle biciclette il cui commercio permette alla famiglia di vivere.
Grazie al suo gesto Zita diventa l’eroina della famiglia e in regalo riceve un paio di bellissime scarpe da ballo che la mamma aveva aggiustato la notte precedente.
La narrazione è in terza persona, ma le sequenze dialogate, scritte con un ritmo serrato e in un dialetto perfettamente appropriato al contesto sociale in cui si svolge la vicenda, permettono di dare un forte rilievo ai personaggi che parlano in prima persona.
Il racconto viene illuminato, qua e là, da pennellate di poesia che arricchiscono una prosa tanto gradevole quanto accurata nel descrivere efficacemente lo svolgersi degli eventi.
Il racconto sembra appartenere al genere realistico, ma il delizioso dialogo finale tra la mamma e la piccola Zita dona alla narrazione un tocco fiabesco che chiude felicemente una storia destinata a fissarsi nella mente del lettore.
Secondo posto
La casa di fronte al mare – Autore: Franca Parazzoli
Il racconto affronta attraverso la storia individuale di Maria un momento della storia collettiva, quello dell’esodo istriano nel secondo dopoguerra, argomento – ricordiamo – oggetto della scrittura di diversi importanti autori. Il racconto intreccia con perizia i differenti piani temporali del presente e del passato; il presente attuale è quello di Maria, ormai anziana, che torna con nostalgia, rimpianto e anche risentimento mai sopito, a rivedere la casa della sua infanzia. Non ci riesce del tutto perché sopraffatta dalle emozioni e dai ricordi. Ed è questo – il passato – l’ altra scena del racconto: la fuga concitata assieme ai genitori, il dover lasciare la sua casa e ogni cosa alla ricerca della salvezza fisica con l’amara constatazione del tradimento inaspettato proprio da parte delle persone con cui Maria aveva condiviso l’ infanzia. Il racconto si dipana con scrittura lineare ed incisiva, e anche se la vicenda è ancorata ad un dramma collettivo, la narrazione che ne risulta ha una semplicità ricca di spessore, capace di rappresentare senza retorica il complesso intreccio di sentimenti in gioco nei vari protagonisti sia del presente che del passato.
Terzo posto (ex equo)
L’appuntamento – Autore: Chiara Pasquato
L’appuntamento è una storia di formazione. Un ragazzo vuole disperatamente uscire da una situazione familiare e sociale disgregata proprio quando sta per entrare nella vita adulta abbandonando quella giovanile fatta di bevute, di canne, di giochi e scherzi con gli amici del quartiere. Il racconto ruota attorno all’episodio dell’appuntamento per un posto di aiuto cuoco generosamente procurato da un professore della scuola frequentata dal ragazzo. La narrazione gioca sulla apparente spavalderia del giovane dietro la quale emerge la paura di non farcela che viene dalla consapevolezza di avere poche risorse per vincere la sfida. Lo stile del racconto, fatto di espressioni spesso rabbiose e concitate, esprime efficacemente la tensione emotiva del protagonista che sente di essere giunto ad una biforcazione decisiva della sua vita. La tensione si scioglie nei momenti che precedono la chiamata per il colloquio di lavoro. Il professore, con un gesto insieme affettuoso e incoraggiante, lo spinge verso la porta del colloquio dandogli quel minimo di sicurezza che forse gli consentirà di ottenere il posto di lavoro.
Penombra vendesi – Autore: Giuseppe Muscardini
Penombra vendesi è il racconto di un soldato che dopo l’8 settembre viene catturato dai tedeschi e inviato in un campo di concentramento. Nelle condizioni estreme del lager, egli cerca di sopravvivere alimentando in ogni modo la propria forza di resistenza. Non può sottrarsi però alla vista dei compagni che muoiono cedendo al freddo, alla fame, alla fatica dei lavori forzati. I volti dei morti diventano un’ossessione con la quale è costretto a misurarsi, ed è nel silenzioso dialogo con i loro “occhi aperti che lo guardano” che si svolge la sua dolorosa lotta tra la voglia di lasciarsi andare e la voglia di resistere, di sperare nella liberazione, negoziando con la morte il tempo della sua sopravvivenza.
Se, come afferma lo scrittore Vargas Llosa, un racconto seduce un lettore quando ci si dimentica del testo scritto e si vivono in prima persona le vicende del protagonista, bisogna riconoscere che Penombra vendesi raggiunge felicemente lo scopo. Lo stile della narrazione è asciutto, frasi brevi e intense delineano efficacemente lo stato d’animo del protagonista, alla ricerca di quella malinconica penombra che ripara chi è sopravvissuto.
Inoltre la giuria ha individuato altri sei racconti che sono stati segnalati che vengono di seguito indicati in ordine alfabetico con la personale motivazione:
Haz Said – Autore: Bruno Bolognesi
E’ la storia di un ragazzo, Tom Raider, che sognava di volare. Incontrò la guerra e il suo sogno andò oltre. Superò il fuoco, le grida, il caos, la morte, fermandosi dove mai avrebbe immaginato.
Una narrazione lineare e pulita nella presentazione dei fatti è resa ricca e preziosa da un linguaggio scrupoloso, quasi analitico, che nulla lascia alla fantasia del lettore.
Un lessico studiato con cura, espressioni ricercate sensibilmente efficaci, immagini di morte che si ritirano cedendo la scena alla vita, all’oasi verde come lo smeraldo. Al lettore altro non resta che sperare di incontrare nel proprio cammino un rifugio accogliente e sereno come è capitato a Tom Rider.
Il diario di Roberto – Autore: Massimiliano Ivagnes
Il racconto appartiene solo apparentemente al genere di fantascienza; in realtà stabilisce in modo più che evidente una connessione con certe dinamiche del mondo odierno. La narrazione si sviluppa nell’arco di circa sette mesi tra l’agosto del 2038 e il febbraio del 2039 sotto forma di cinque scritti in un diario che un padre indirizza al figlio. Il padre, che crede nei valori del socialismo democratico, ricostruisce gli eventi che in pochi anni hanno stravolto del tutto il precedente assetto politico consegnando il potere nelle mani dei Neo-Liberal. Il nuovo ceto dominante sfruttando gli effetti prodotti dalla grande crisi economica del 2023 ha ridotto la massa dei lavoratori in condizioni di stentata sopravvivenza. La storia narrata trasmette al lettore una pregnante sensazione di inquietudine inducendolo inevitabilmente a proiettare il contenuto del racconto nell’evoluzione, improbabile, ma verosimile, della nostra società. E questo, in fondo, è proprio ciò che fanno i buoni racconti di fantascienza, e cioè di porci di fronte ad un terribile futuro la cui origine è già presente nelle condizioni del tempo attuale.
L’ultimo concerto – Autore: Franca Parazzoli
L’ultimo concerto racconta la storia di una donna i cui sogni di vita vengono strappati da due uomini – il padre e il marito – che impersonano il perbenismo conservatore della provincia italiana nel periodo tra le due guerre mondiali. La protagonista – una donna ormai matura – rievoca i due eventi decisivi della sua giovinezza quando il padre la forzò ad interrompere la sua storia con Angelo (il suo primo grande amore) e quando, negli anni seguenti, l’uomo che sposò le impedì di imboccare una promettente carriera di musicista per aderire a regole sociali codine e retrograde, ma in quel tempo ritenute manifestazioni di rispettabilità.
Lo stile della narrazione si basa su parole e frasi caratterizzate da una semplicità elegante del tutto appropriata al contenuto della storia. Il racconto convince il lettore che può sentire il rimpianto per ciò che avrebbe potuto essere e che non è stato, un rimpianto reso più acuto dall’arrendevolezza della donna alla volontà del padre e del marito. “Non mi perdono la mia debolezza”, infatti, è una delle frasi cruciali del racconto. E tuttavia, Il clima dominante di tristezza viene stemperato dall’incantevole finale che, con una piccola magia, mostra come il legame emotivo con Angelo non si sia mai interrotto malgrado la separazione fisica e sociale dei due protagonisti.
La volta che fagotto perse la parola – Autore: Andrea Sabatini
In questa favola piena di grazia si narra la storia di un gruppo di artisti di strada, il clown Fagotto, il funambulo Filetto, la ballerina Trottola, Stortura la contorsionista, Ferruccio, Ortensia, e Fiammetta la sputa fuoco. Il clown Fagotto ha perso la voce e i suoi amici l’aiutano a cercarla.
Ogni parola di questo racconto è scelta con cura e precisione, e rivela lo sguardo affettuoso che lo scrittore rivolge non solo ai personaggi della storia, ma anche al lettore.
Chi ama farsi leggere deve amare il lettore, e niente pare dimostrarlo più di una scrittura accurata, fluida e piacevole. Assieme al clown Fagotto, scopriremo, alla fine, che talvolta anche le perdite possono trasformarsi in risorse nuove.
Quasi un Maudit – Autore: Willy Piccini
Disseminati nella vicenda narrata in Quasi come un Maudit si scoprono riferimenti ai fatti del lontano ’68: filosofia, poesia, politica, ribellione e rivoluzione si fondono.
In tempi di obiezione di coscienza il protagonista deve comunque partire soldato di leva e, per trovare sollievo alle insensatezze della vita militare, si rifugerà nell’alcool e nella lettura.
I dotti riferimenti alla letteratura trasgressiva (soprattutto ai Fiori del male di Charles Baudelaire, alle poesie di Spoon River, alle canzoni di De Andrè) servono a dare un ritmo e un senso alla rabbia e alla frustrazione del giovane protagonista che, insieme ai suoi compagni di sbronze, fugge da ogni comportamento normale, alla ricerca di non si sa che cosa, forse per una sorta di orgoglio che gli fa dire “questo sono io veramente, ubriaco, cattivo, ma intelligente”.
Nel difficile passaggio dalla fase giovanile all’età adulta, il protagonista vive il distacco dalla morale corrente come un’occasione di libertà da un contesto sociale in cui non si riconosce più, ma l’esito della sua vicenda è paralizzante tanto quanto la sua ultima sbronza.
Siamo già a fine autunno – Autore: Francesco Lavagnoli
Una fitta nebbia autunnale e una grossa tinozza di buon vino sono gli elementi contrastanti e portanti della giornata di Tommaso. Nella nebbia si perdono i suoi pensieri, la sua fragilità, la debolezza di un giovane uomo, nel vino affoga la sua tristezza e trova forse la speranza di poter cambiare.
Con un linguaggio asciutto e un ritmo narrativo inizialmente incalzante, quasi a preludere ad una triste fine, l’autore ci racconta una storia apparentemente anonima. Forse è proprio per questo che il lettore riesce facilmente ad entrarci, seguendo con comprensione l’insoddisfatto protagonista e maturando man mano la convinzione di essere stato scelto, proprio dall’autore, come unico e insostituibile compagno del malinconico Tommaso.